Cloud: qual è il momento giusto per passare all’IaaS?

L’evoluzione delle aziende italiane impegnate nella migrazione verso il cloud si chiama IaaS o Infrastructure-as-a-Service. Se, in passato, gli investimenti dell’IT in SaaS, o Software as-a-Service, hanno dominato il panorama nel quale si staglia “la nuvola”, dallo scorso anno anche le “Infrastrutture come servizio” hanno assunto una dimensione rilevante. A registrare questo trend sono i dati dell’Osservatorio Cloud Transformation 2022 del Politecnico di Milano: nel più vasto mercato del cloud pubblico e ibrido, il SaaS attira una spesa di 1,27 miliardi di euro, con un incremento del 14% rispetto al 2021, e viene quasi raggiunto dallo IaaS, che vale 1,15 miliardi e cresce a un ritmo quasi doppio, +27%.

La riprova del cambiamento in atto arriva dalle esperienze concrete delle imprese in Italia, grandi e piccole. WindTre, uno dei maggiori operatori nazionali della telefonia mobile e fissa, ha avviato dal 2020 una migrazione verso lo IaaS, con un’iniziativa – indica Fabio Piccini, Direttore Infrastrutture e Sistemi Tecnologici e responsabile della Cyber Security dell’azienda – che “si pone l’obiettivo di massimizzare i benefici del modello cloud con la standardizzazione e la trasformazione del parco applicativo secondo il paradigma cloud-native”.

Dal canto suo, Impianti, system Integrator attivo nei settori Ict & audio/video, che già adotta il SaaS, ha cominciato quest’anno a valutare la migrazione verso lo IaaS. L’obiettivo è, ancora una volta, quello di moltiplicare i vantaggi del modello cloud.

D’altra parte, la crescita italiana di questo segmento rispecchia i trend globali: IDC prevede che, entro il 2026, il 65% dei buyer tecnologici aziendali darà priorità ai modelli di consumo as-a-Service per l’acquisto e l’utilizzo di infrastrutture.

A quale punto sei del cloud journey?

IaaS (Infrastructure as-a-Service) è un modello di servizi cloud che offre risorse di infrastruttura on-demand, come calcolo, archiviazione, networking e virtualizzazione, ad aziende e privati, spiega Marina Natalucci, direttrice dell’Osservatorio Quantum Computing & Communication del Politecnico di Milano. e ricercatrice senior dell’Osservatorio Cloud Transformation. Se il SaaS fornisce agli utenti un’applicazione web gestita dal provider, nel modello IaaS sono gli utenti – ovvero i dipartimenti IT delle imprese – a gestire le applicazioni, i dati, il sistema operativo, il middleware e il runtime, mentre il provider del servizio IaaS fornisce la virtualizzazione, lo storage, la rete e i server.

“Nel loro cloud journey, le imprese iniziano solitamente dal SaaS, ovvero dall’adozione di applicazioni pronte all’uso, come il software Crm o la posta elettronica, perché non impone di toccare i processi core”, afferma Natalucci. Nella successiva evoluzione verso strategie di migrazione più strutturate, “i CIO si orientano verso i servizi IaaS, perché rispondono ad esigenze funzionali più verticali, come la gestione del magazzino, la logistica nella GDO o la gestione dei processi manifatturieri, ma senza che ciò si traduca in un impatto dirompente per il dipartimento IT”.

IaaS nella grande impresa: la strategia di WindTre

Nel caso di WindTre, impegnata dal 2020 in un programma di trasformazione dello stack IT dal modello tradizionale a servizi basati su cloud pubblico di aziende hyperscale, “l’uso di linee guida infrastrutturali, una postura di sicurezza uniforme e l’utilizzo di strumenti multicloud sono i fattori abilitanti della fase esecutiva tutt’ora in corso”, racconta Fabio Piccini. “Il coordinamento del programma è stato centralizzato per garantire architetture uniformi, ottimizzazione dei costi e pianificazione secondo le priorità aziendali”.

“I benefici ottenuti dall’adozione di un ecosistema cloud con declinazione as-a-Service”, prosegue il Direttore Infrastrutture e Sistemi Tecnologici e responsabile della Cyber Security di WindTre, “stanno diventando parte della cultura aziendale”, grazie anche all’esteso programma di formazione del personale.

IaaS nelle Pmi, l’esperienza di Impianti 

Impianti, invece, si affaccia oggi nel mondo dello IaaS, anche perché eroga servizi alle Pubbliche amministrazioni. Come spiegano il Ceo, Simone Lo Russo, e il Responsabile Sistemi Informativi, Fabrizio Redaelli, già da alcuni anni Impianti adotta soluzioni cloud SaaS con le quali fornisce diversi servizi sia per i clienti, sia per l’uso interno. Le soluzioni hosted sono state scelte “perché eroghiamo anche servizi per le Pubbliche amministrazioni, certificati da Acn (Agenzia per la cybersicurezza nazionale) ed in precedenza da Agid (Agenzia per l’Italia Digitale), e in passato non erano disponibili cloud region in Italia per i servizi IaaS”.

Oggi, “grazie alla recente attivazione di queste ultime infrastrutture nel nostro Paese, stiamo valutando una migrazione da hosted cloud SaaS a cloud distribuito IaaS, sia per avere maggiore continuità di servizi (in caso di potenziali fault) sia per efficientare i consumi di energia, migliorando così la sostenibilità e la nostra capacità di riduzione della carbon footprint aziendale”, affermano Lo Russo e Redaelli.

Il CIO è “strategico”

L’indagine condotta a livello globale da IDC conferma: per l’80% dei dirigenti, l’infrastruttura digitale è “essenziale” o “mission-critical” per facilitare il raggiungimento degli obiettivi aziendali, e i modelli di consumo as-a-Service per l’acquisto e l’utilizzo di infrastrutture sono importanti per contenere la crescita della spesa IT e colmare la mancanza di talenti nell’area ITOps (ovvero la fornitura e il supporto dei servizi IT per gli utenti interni ed esterni). Il beneficio atteso dell’erogazione as-a-service – prosegue l’indagine IDC – è quello di ridurre al minimo le interruzioni dell’adozione, dell’aggiornamento e dell’operatività della tecnologia, consentendo alle aziende di produrre i risultati desiderati.

“Con lo IaaS è il cloud provider che si occupa di far funzionare l’infrastruttura, e questo è un vantaggio soprattutto per le aziende che non fanno di per sé IT e non appartengono all’industria tecnologica”, evidenzia Natalucci. Per esempio, un’impresa manifatturiera o una banca possono, grazie ai servizi IaaS, evitare di impegnare il personale IT nello sviluppo di tecnologie e lasciare che il CIO e il suo team si occupino solo di ciò che serve al core business e alle questioni strategiche – al resto, ci pensa il cloud provider.

Il futuro

Resta meno diffuso il ricorso ai servizi PaaS (Platform-as-a-Service), un segmento del cloud in cui le imprese italiane hanno speso (secondo l’Osservatorio Cloud Transformation del Polimi) 531 milioni di euro nel 2022, meno della metà del SaaS o dello IaaS. Ma la crescita è la più brillante, ovvero +33%, segno che, nel loro cloud journey, le organizzazioni in Italia stanno progredendo verso forme sempre più evolute.

Nel PaaS, infatti, l’hardware e la piattaforma software applicativa vengono forniti e gestiti da un provider di servizi esterno, mentre l’utente gestisce l’applicazione e i dati. Si tratta della tappa più avanzata della migrazione al cloud, che comporta un completo ripensamento delle applicazioni in ottica cloud-native e modifica profondamente la strategia dell’IT, ma che abilita una cloud transformation a tutto campo, con il massimo dei vantaggi in termini di scalabilità, agilità e personalizzazioni.

Cloud Computing, IaaS, IT Management