I 7 trend del 2024 secondo i CIO: dall’IA al quantum, l’innovazione continua

C’è tanta intelligenza artificiale, inclusa quella generativa, nel nuovo anno della trasformazione digitale e delle strategie dei CIO. Per tutti l’IA è la parola d’ordine del momento, il trend numero uno a cui guardare nel 2024 e oltre. I Chief Information Officer italiani sanno che le opportunità e le sfide del 2024 saranno anche altre. Ma, dal cloud alla governance dei dati, tutto sarà toccato dalla grande rivoluzione dell’IA. Ecco le macro-tendenze del 2024 messe in evidenza da alcuni dei CIO italiani che abbiamo coinvolto negli ultimi mesi.

Intelligenza artificiale: sì e ancora sì. Ma non per moda

“L’intelligenza artificiale sarà di massimo impatto per tutte le organizzazioni e avrà un valore trasformativo importante”, afferma Mirko Calvaresi, CIO di PagoPA, la società pubblica che ha la mission di progettare e costruire le infrastrutture digitali dello Stato. “Si tratta di una novità che va accolta e compresa, per far sì che la sua applicazione possa dare un contributo di valore e sostenibile, sia nei costi che nella trasparenza e nella tutela dei dati. Credo, quindi, che il passaggio all’IA – da intendere come supporto evoluto e non come sostituzione di professionalità, strumenti e tecnologie esistenti – sarà inevitabile e porterà benefici alle aziende sia in termini di produttività che di catena del valore”. Lo stesso approccio vale per l’intelligenza artificiale generativa, che è solo una delle declinazioni dell’IA ma che – evidenzia Calvaresi – ha sicuramente il merito di aver portato il trend a un livello di conoscenza di massa.

“Il vero punto nell’IA è capire perché e come usarla”, afferma Luca Caruso, CTO di Openjobmetis (agenzia per il lavoro). “Sicuramente l’intelligenza artificiale è una tecnologia utile a soddisfare tante esigenze del business, ma non si deve implementare per moda. Per me, all’inizio del 2024, ancora molti si lasceranno trasportare dall’onda, col rischio di perdere tempo e soldi in progetti che non vanno da nessuna parte. Prima di implementare bisogna capire quali applicazioni sono mature e per quali obiettivi ci servono”.

“Occorrerà proseguire con lo studio e con la comprensione di come, dove e quanto l’IA possa apportare sensibili benefici ai servizi erogati e alle infrastrutture gestite”, evidenzia Vincenzo Pensa, Direttore Sistemi informativi e innovazione di ACI, l’Automobile Club d’Italia.

Attenzione massima alla privacy nell’era degli algoritmi

Il tema della privacy è strettamente collegato con quello dell’IA. “Prodotti di IA generici e gratuiti producono un output altrettanto generico, usando dati accessibili a tutti. Per avere un risultato contestualizzato e di maggior valore, occorre dare agli algoritmi di AI accesso ai dati aziendali e questo pone un problema di privacy, perché il modello potrebbe usare i nostri dati non solo per noi ma per il suo addestramento generale”, osserva Caruso di Openjobmetis. “Si può anche accettare, ma occorre esserne consapevoli. Altrimenti, bisogna progettare il prodotto di IA aziendale, anche se costruito su tecnologie di terzi e su software open source, in modo che i dati non siano esportabili, ma restino nel nostro database”.

Insomma, l’IA va capita e gestita: integrare ChatGPT è facile e veloce, ma formare la consapevolezza sul funzionamento degli algoritmi non lo è altrettanto.

Quanto all’offerta di forme di IA privata da parte di alcuni vendor in nome della tutela dei dati, Caruso ritiene che si tratti di “proposte commerciali che non hanno un impatto sulla gestione della privacy. Anzi, io sono favorevole all’uso dell’open source; basta sapere da dove l’algoritmo prende le informazioni per poi, eventualmente, definire le regole sull’accesso e sull’esportazione dei dati”.

L’economia dei dati: intelligence e monetizzazione

Ancora a proposito di IA, Caruso ricorda che “non c’è solo ChatGPT: l’IA continua ad avere enormi vantaggi se applicata alla gestione dei dati, alla Business Intelligence e all’automazione dei processi”.

Infatti, l’hype intorno all’IA Generativa non deve portare a trascurare tutte le altre soluzioni standardizzate e già a disposizione in modo significativo per il business. Nel 2024 dei Big Data, secondo Michele Panigada, CIO di Edenred Italia, parte della multinazionale degli employee benefit, “ci sono ambiti di forte interesse come la data monetization. Le aziende Enterprise hanno enormi moli di dati a disposizione e potrebbero sfruttare meglio il potenziale che ne deriva, per esempio costruendo su di essi servizi a valore aggiunto, oppure opportunità di up-selling e cross-selling”.

L’IA anche nel Cloud journey

L’IA torna nel cloud journey: sarà sempre più integrata anche nei servizi sulla “nuvola”, secondo Calvaresi di PagoPA, “contribuendo al consolidamento dell’approccio delle aziende al cloud, più consapevole e orientato alla sovranità del dato”.

Il cloud, inoltre, assumerà in misura crescente le forme del software-as-a-service, evidenzia Stefano Tomasini, Dirigente generale del Mef (il ministero dell’Economia e delle Finanze), ed ex CIO di INAIL: “Ritengo che non sia più rinviabile, nell’ambito dell’Enterprise management, la convergenza verso piattaforme che orientano alla standardizzazione dei processi organizzativi. Molte funzioni aziendali, essendo ‘naturalmente standardizzabili’ sotto il profilo dei processi, andranno sempre più verso l’adozione e il passaggio della gestione del service management da prodotti interni a piattaforme SaaS di mercato. Questo permetterà di approntare una user experience sempre più soddisfacente per l’utente finale”. 

Green IT: gli ESG nelle strategie dei CIO

Nel 2024 l’IT, rafforzata da Big Data e intelligenza artificiale, emergerà con forza come uno dei maggiori fattori abilitanti di un mondo più green. Solo controllando un fenomeno è possibile gestirlo e, per controllarlo, servono i dati e la loro analisi, anche tramite l’IA, osserva Giovanni Sannino, Head of Operations IT & services di Sirti Digital Solutions (hub di innovazione che abilita la digital transformation attraverso il suo portafoglio di servizi). “Gli obiettivi ESG (Environmental, Social, Governance) saranno centrali per i system integrator e, per la prima volta, non saranno più fini a sé stessi, ovvero mirati puramente alla riduzione dei consumi energetici, ma aspireranno a fare del bene al pianeta”.

Naturalmente, la necessità di controllare i costi dell’energia permarrà nel prossimo anno, prosegue Sannino. I CIO dovranno, inoltre, tenere d’occhio i mercati finanziari, l’andamento dei tassi di interesse e i cambi valutari, in particolare il rapporto euro-dollaro. “Sono fattori che incidono sugli investimenti e sulle strategie”, indica il manager.

Per Tomasini del Mef, “La sostenibilità entrerà sempre più negli obiettivi delle organizzazioni, soprattutto medio-grandi, ed il digitale aiuterà a centrarli. Vedremo crescere l’attenzione sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, ma un’attenzione particolare sarà posta anche alla sostenibilità in ottica di inclusione. Lo sviluppo efficace del digitale offre gli strumenti per ridurre le limitazioni all’accesso ai servizi e alla partecipazione alla vita economica e sociale”.

Trasformazione digitale: dal low code all’observability

A livello di software, Pensa di ACI porta alla luce “L’adozione di piattaforme per lo sviluppo low code in chiave di semplificazione ed efficientamento della linea di sviluppo delle applicazioni,” ma anche “un ulteriore impegno dei CIO verso la digitalizzazione dei processi di servizio resi ai cittadini facendo sempre più perno sull’evoluzione degli ecosistemi di identità digitale”.

In generale, i CIO dovranno essere sempre più attenti a declinare la trasformazione digitale in base alle esigenze del loro settore e della loro azienda, sottolinea Sannino di Sirti Digital Solutions. “Il CIO di un’azienda della meccatronica guarderà alle implementazioni IoT, ai sistemi di network performance monitoring, e anche ai sistemi di IA che riescono a fare manutenzione predittiva e preventiva. Le aziende che operano soprattutto in ambito commerciale si concentreranno sui motori di Machine Learning e AI per correlare i dati. Le imprese che generano molti contenuti – per esempio, contratti – guarderanno alle implementazioni dell’IA Generativa”, dichiara Sannino. In ogni caso, il filo conduttore sarà l’observability: più cresce la digitalizzazione e, di conseguenza, si moltiplicano infrastrutture e applicazioni digitali, più sarà necessario disporre di una piattaforma unica in grado di monitorare il funzionamento dei diversi sistemi, avvisare di eventuali problemi e proporre azioni correttive anche grazie all’IA.

Cybersicurezza Zero Trust e as-a-service

Un altro tema centrale è quello della cybersicurezza, che richiede, afferma Pensa di ACI, “la realizzazione pluriennale di un programma Zero Trust e, più in generale, un impegno che porti l’organizzazione ad adattarsi progressivamente alle minacce che evolvono nel tempo”.

A livello di implementazioni, con la moltiplicazione degli accessi da punti diversi ed esterni al perimetro aziendale e la crescita dei servizi in cloud, “i CIO cercheranno offerte di cybersicurezza embedded, acquistabili in pacchetti, che includono più applicazioni scaricabili e consumabili as-a-service”, afferma Sannino di Sirti Digital Solutions. “Ciò renderà più facile mettere in sicurezza un’infrastruttura digitale sempre più estesa e complessa”.

L’innovazione continua…

Per la cybersicurezza, una tecnologia con grandi applicazioni potenziali è il quantum computing e il 2024 potrebbe vederne i primi utilizzi nel business. 

“È nostra intenzione sperimentare anche tecnologie innovative, come il quantum computing”, afferma Panigada di Edenred. “Al momento non ha applicazioni per il nostro business, ma è una tecnologia che promette prestazioni eccezionali. Non è detto che anche in questo campo non arrivi un’applicazione più adatta alle esigenze delle imprese”.

È possibile che proseguano anche le sperimentazioni di soluzioni di cui si è parlato meno nel 2023 (per esempio, Blockchain e metaverso), perché i riflettori sono stati “rubati” dall’IA Generativa o perché è mancato il caso d’uso in grado di determinare la svolta commerciale. In fin dei conti, il lavoro del CIO è anche questo: studiare e testare sul campo le tecnologie innovative per essere pronti a utilizzarle quando il mercato le rende, spesso rapidamente, mature.

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